Il Sole pomeridiano filtrava tra le tende, e dalla cucina si sentivano risate leggere, bicchieri che si toccavano e una voce allegra che non era quella di Oliver.
Seduto alla sua scrivania, con un laptop aperto e un libro spalancato a metà, Oliver fissava da dieci minuti la stessa riga senza riuscire a leggerla.
-Sono piuttosto rumorosi quei due,- si disse. -Devo soltanto lasciarli stare.-
Ma quella voce maschile calda, sconosciuta, troppo a suo agio continuava a rimbombargli nelle orecchie.
-Oh mio Dio, ti ricordi la gita a Valencia? Ci stavamo perdendo nel centro storico e tu ci hai guidati fino all'uscita. Che ricordi.
-Già Leo, che ricordi. Eravate proprio dei pesci fuor d'acqua.- Rispose Kian ridendo, e Oliver sentiva una sensazione strana, ma non ci fece molto caso.
Oliver chiuse il laptop con un colpo secco. Lo stomaco era stretto in un nodo che non sapeva spiegarsi. Si alzò, aprì la porta della camera per un attimo...poi la rinchiuse con calma, girando la chiave.
Era stupido, infantile e immotivato.
Eppure non riusciva a liberarsi dell'immagine di Kian che rideva con qualcun altro. Che abbassava la voce per sussurrare cose. Che magari, tra un bicchiere e l'altro, raccontava quanto era "strano ma interessante" il suo coinquilino.
Lui.
Qualche ora dopo Kian bussò piano alla porta della camera di Oliver.
-Oye. Tutto ok? È tutto il pomeriggio che non ti fai vedere.-
-Dai, Kian. Sarà impegnato a leggere i libri.- Dice Leo scherzando.
-Leo, non essere cattivo.-
Silenzio.
Kian poggiò la fronte contro la porta. -Ho fatto un dolce...Ne lascio una fetta in cucina, nel caso se tu la voglia.-
Ancora silenzio.
-Va bene,- disse infine, con un tononun po' triste. -Ci vediamo dopo.-
Solo quando i passi si allontanarono nel corridoio, Oliver si lasciò scivolare lentamente contro la porta, stringendosi ginocchia al petto.
Non sapeva cosa stesse succedendo dentro di lui.
Sapeva solo che l'idea di Kian che appartiene a qualcun altro...lo stava facendo impazzire.
Oliver intanto sentiva le risate fastidiose di Leo. Proprio non gli piaceva l'amico di Kian.
E egli rimase tutto il pomeriggio sentendo le battute di Leo e di Kian. Kian intanto si sentiva in colpa che Oliver rimaneva in camera sua. -Kian, mi stai ascoltando?- -Eh? Sì...- -Non sarà mica per il tuo coinquilino? È rinchiuso in camera sua perché non si sa divertire come noi.- -Leo, credimi. Oliver non è così. So che è un po' introverso, ma si sa divertire pure lui.-
Leo sbuffa e alza gli occhi al cielo. -Va bene. Ti credo. Ma mi sembra che fa il carino con te e poi ti pugnala alle spalle.-
Oliver sentì quello che disse Leo e gli iniziò a stringere forte il petto. Non capiva ancora come descrivere questa sensazione bruttissima.
Kian era tra l'essere triste e arrabbiato; non capiva cosa succedeva a Oliver.
Kian non capiva e gli pareva strano che Oliver rimanesse perennemente tutto il giorno a stare in camera sua. Però continuava a parlare con Leo.
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